Famiglia: Crassulaceae
Genere: Sempervivum
Sempervivum tectorum L.
Nome volgare: Semprevivo maggiore; Semprevivo dei tetti.
Etimologia: l’epiteto “tectorum”gli è stato attribuito per le sue pioniere fioriture, spintesi, a volte, fino a colonizzare i tetti delle case di campagna.
Morfologia: Pianta erbacea, succulenta, perenne, stolonifera, con foglie costituenti una grande rosetta principale ed altre ai vertici degli stoloni. Foglie basilari verdi o glauche, molto carnose, oblungo acute od acuminate, mucronate pungenti all’apice, con margine intero e munito di ciglia.
Lo scapo fiorifero può raggiungere i 40 cm, è rivestito in tutta la sua lunghezza da foglie analoghe a quelle basilari, ma meno spesse, lanceolate e finemente tomentose sulle due facce.
I fiori ermafroditi, regolari, portati da brevi pedicelli all’ascella di brattee lineari, sono raccolti (fino a 40) in corimbi più o meno compatti che si risolvono in cime scorpioidi ; l'androceo conta stami in numero doppio, più di rado uguale a quello dei petali, per lo più in numero di 13; il gineceo è formato da carpelli liberi, tanti quanti sono i petali e ciascuno è munito di una squama nettarifera semplice o bifida, con numerosi ovuli.
Il frutto è composto da tanti follicoli quanti sono i carpelli, tutti sormontati dallo stilo persistente e con numerosi semi minuti.
Distribuzione: il Sempervivum tectorum è una pianta orofila di origine Sud-Europea, è presente nelle Alpi dal Carso fino alla Liguria e nell’ Appennino Centro-Meridionale comprese le Alpi Apuane;
Habitat: predilige rupi, pendii aridi e soleggiati;
Fioritura: da giugno ad Agosto;
Quota: da 200 a 2000 m;
Proprietà ed utilizzi: Le foglie succulenti di questa specie e delle congeneri, contengono resina, sostanze tanniche, mucillaggine, acido malico e formico e loro sali di calcio; erano frequentemente usate dalle popolazioni montane per preparare cataplasmi contro le punture di insetti, le ustioni, le ulcerazioni cutanee ed anche ( in infuso), come collirio, contro le infiammazioni congiuntivali. Il succo delle foglie e la loro macerazione avrebbe anche, per uso interno, un’azione rinfrescante ed astringente.
Le credenze popolari intrecciano predizioni nefaste con altre più ottimistiche. Si pensava, per esempio, che la sventura avrebbe colpito con un lutto le famiglie alle quali fosse fiorito sul tetto della proprie case per la prima volta il S. t.; di segno positivo invece la credenza per la quale si asseriva che i muti che toccavano questa pianta avrebbero acquisito maggiori capacità nel farsi comprendere.
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